2024_05_04 Roma - “Marcello Sala tra rigore e immaginazione

Marcello SalaPer Marcello

Che cos'è Su18
Noi di Su18 abbiamo lavorato regolarmente, o meglio, siamo stati con Marcello per 18 anni. Dal 2001 al 2019. Possiamo dire che siamo stati "una delle sue numerose famiglie".

Alcuni di voi sanno che cos'è Su18, altri no. Su18 nasce a Milano nell'anno scolastico 1997/1998 all'interno della scuola Rinascita A. Livi su iniziativa di alcuni docenti. Io sono uno di questi e ho coordinato Su18 fino a 1 mese fa, cioè per 26 anni. Su18 per 5 anni ha avuto un'unica sede (a Milano). Oggi conta 12 sedi estese sul territorio nazionale dal Trentino alla Calabria.

Ma che cos'è Su18? Su18 è un progetto di educazione scientifica che consiste in tre laboratori, strettamente collegati tra loro:

  1.  Laboratorio all'interno della scuola dove si insegna e si impara scienza.
  2.  Laboratorio di transizione: dalla scuola all'esterno
  3.  Laboratorio di comunicazione pubblica della scienza da parte degli studenti, esterno alla scuola. Si svolge normalmente nel mese di maggio e questo evento viene chiamato Manifestazione, Festival, Maggio Scienza ecc. All'evento partecipano classi in visita e pubblico generico e/o specializzato.

La novità che connota Su18 consiste nel terzo laboratorio, quello all'esterno della scuola perché Su18, dando la parola agli studenti, ha "abbattuto la quarta parete della scuola". Ha creato un circolo virtuoso grazie al quale, osservando gli studenti all'opera in plen air e dialogando con loro, è possibile comprendere quale scienza si insegna a scuola e soprattutto come si insegna.

Ma questo è solo la punta dell'iceberg del progetto perché a partire da ciò che si vede in piazza è possibile intraprendere percorsi di formazione che ripartono dalla scuola. Su18 è quindi un grimaldello per aprire la scuola.

L'incontro di Marcello con Su18
Ma permettetemi di raccontare come Su18 e Marcello si sono incontrati.

Le prime 10 manifestazioni di Su18 Milano si sono svolte all'interno del Museo della Scienza e Tecnologia di Milano.

Marcello io l'ho "visto" per la prima volta a maggio del 2000, quindi alla 3 edizione. Durante la manifestazione di Maggio 2000 vidi girare questo "personaggio" tra le postazioni degli studenti con in mano un quadernino su cui prendeva qualche appunto. La cosa che mi colpì è che, al contrario di molti docenti, lui si fermava, ascoltava gli studenti e faceva loro domande che raramente si concludevano alla prima risposta; anzi. A volte si fermava anche 10/15 minuti a dialogare con gli studenti. Qualche docente che aveva gli studenti espositori si spazientiva, perché pensava a "interrogazioni". Chiesi ad amici chi fosse quel signore che surfava così sapientemente nelle zone di Sviluppo prossimale degli allievi che non conosceva, e che di fatto dialogando con loro non faceva altro che insegnare nel senso che noi diamo al termine insegnamento. Qualcuno mi disse: è Marcello Sala, un docente che insegnava alla "Cagliero" (che è una scuola sperimentale storica di Milano dove, tra parentesi, Pinuccia ha conosciuto Marcello nel 1978).

A settembre 2001 io sono stato distaccato dall'insegnamento e ho lavorato al Progetto Su18 all'interno del Museo (tra parentesi, avevo anche le chiavi). Spesso incontravo Marcello nei "corridoi". Buon giorno e buona sera. Chiesi a Enrico Miotto, responsabile dei laboratori del Museo, cosa ci facesse Marcello al Museo e lui mi disse che aveva ricevuto un incarico per la "formazione delle guide del Museo". Ruppi il ghiaccio, lo avvicinai e gli chiesi se potevo partecipare a qualche incontro. Lui accettò e io rimasi "fulminato".

Gli chiesi se voleva collaborare anche con noi, chiaramente senza compensi, e in pochi mesi entrò a far parte del nostro Comitato Scientifico, che nel frattempo era diventato un Comitato scientifico nazionale.

Marcello e Su18
Marcello ha lavorato in molte sedi Su18 e tutti noi di Su18 abbiamo amato Marcello, lo so per certo, ma so anche che Marcello ha amato noi di Su18; credo però, se è stato tanto tempo con noi, che lui abbia amato l'idea di Su18 perché ha intravisto in Su18 le grandi potenzialità in termini di formazione, ma non solo, che Su18 porta con sé.

Nei 18 anni in cui è stato con noi Marcello ci ha fornito tantissimi analisi e/o spunti di riflessione. I numerosi interventi nei libri che abbiamo pubblicato ne sono una testimonianza. Qui io scelto di ricordare due delle tematiche su cui si è battuto per noi e con noi:

  1. La trappola che sta dietro l'espressione comunicare la scienza e comunicare in teatro o comunicare in teatro
  2. Il significato e le potenzialità dell'exhibit nella scuola

1. Comunicare la scienza?
L'espressione comunicazione della scienza o anche comunicare la scienza o anche comunicazione teatrale della scienza (ovvero teatro scientifico), erano e sono espressioni chiaramente molto utilizzate in Su18, in quanto richiamano ciò che succede nel terzo laboratorio, quello di comunicazione pubblica della scienza da parte degli studenti.

Ora l'espressione "comunicare la scienza" faceva venire l'orticaria a Marcello. Per spiegare perché leggo quanto scrive in Attori del sapere a pag. 51.

"Dobbiamo abbandonare l'idea che la scienza e il teatro si comunichino per partire invece dal fatto che sia la scienza che il teatro si fanno... Perchè oso dire che la scienza non si comunica? Le teorie della comunicazione si occupano del trasferimento d'idee e delle modalità e delle condizioni in cui questo avviene a partire da idee già formate. E' chiaro che questa premessa è in contraddizione con l'ipotesi della conoscenza scientifica come costruzione, all'interno della quale non conta la modalità di comunicazione, ma piuttosto l'elaborazione di un linguaggio, processo strutturalmente connesso alla formazione di rappresentazioni... Se la scienza non si comunica, allora la dinamica vivente della scoperta viene posta al centro; ovvero il modo migliore di costruire conoscenza scientifica è mettersi nei panni dello scienziato, di chi fa scienza"

Queste riflessioni di Marcello "mettevano il dito nella piaga" all'interno di Su18 in quanto evidenziavano il problema del rapporto tra medium e messaggio: come conciliare l'esigenza di velocità nella comunicazione del progetto con il rigore del linguaggio? Quali sono i pericoli delle semplificazioni? Chi all'interno di Su18 poteva permettersela? Quali confusioni potevano nascere dall'utilizzo di queste espressioni? Ecc.

2. Cos'è l'exhibit per la scuola?
Quando lanciammo Su18, lanciammo di fatto nella scuola termini e concetti come exhibit, exhibition, interazione ecc. mutuandoli dagli Science Center, ovvero dai musei di nuova generazione.

Giusto per capire di cosa stiamo parlando, Frank Oppenheimer, fondando nel 1969 l'Exploratorium di San Francisco, definì

l'exhibit museale come un dispositivo (un oggetto concreto, una struttura, un modello, un gioco, ecc.) con cui i visitatori sono sollecitati a interagire per fare esperienza diretta di un fenomeno.

Il dibattito su come "curvare" questi concetti nella scuola è uno dei temi caldi da sempre in Su18. Marcello affrontò quasi subito questo tema e scrisse per noi:

"L'exhibit a scuola va inteso come un dispositivo, centrato su un modello materiale, finalizzato a far sorgere e confrontare pensieri attorno ad un oggetto cognitivo".

Quindi si doveva passare da:
- dispositivo utile a fare esperienza diretta di un fenomeno a
- idispositivo finalizzato a far sorgere e confrontare pensieri.

Qui c'è tutta la filosofia del suo pensiero sull'insegnamento o meglio sull'apprendimento: fare, spiazzare, fare domande, raccogliere risposte, rilanciare, ecc in un circolo senza fine che si sviluppa però (anche) su vari livelli che si inseguono ricorsivamente.

Grazie Marcello.

Pietro Danise, già coordinatore di Su18

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