Marcello Sala

ECOLOGIA

DI UN SISTEMA CHIUSO

-pubblicato in- 

COOPERAZIONE EDUCATIVA

n. 7-8 / 1993

La Nuova Italia

 

 

  Spesso si critica la scuola perché i comportamenti e le conoscenze che trasmette sarebbero superati e inadeguati.

   Ma la validità di comportamenti e conoscenze si può valutare solo in relazione a un contesto. Se comportamenti e conoscenze scolastici fossero specie viventi e il contesto scolastico il loro ambiente, si potrebbe parlare di perfetto adattamento. Come testimonia la loro sopravvivenza e la loro evoluzione.

   Sì, anche evoluzione. Oggi si parla di co-evoluzione per sottolineare che i mutamenti non sono soltanto quelli indotti dall’ambiente su una specie, ma anche quelli reciprocamente indotti dal mutamento della specie sull’ambiente. Il concetto di ambiente è relativo.

   In questi termini non si può negare che il contesto scolastico sia co-evoluto insieme alle conoscenze e ai comportamenti scolastici in una stretta relazione. E più un sistema co-evolutivo è chiuso, autonomo, più la co-evoluzione è perfetta dal punto di vista dell’adattamento reciproco.

   Il sistema scolastico, che agisce come un organismo complessivo, riproduce comportamenti e conoscenze così come riproduce il contesto con cui essi si devono mettere in relazione; inoltre seleziona quelle variazioni di comportamenti e conoscenze che meglio si adattano al contesto scolastico, così come seleziona quelle variazioni del contesto scolastico che meglio si adattano ai comportamenti e alle conoscenze che meglio si adattano al contesto scolastico.

   È così che hanno potuto sopravvivere e riprodursi i "pensierini", il "tema" le "espressioni", gli "affluenti di sinistra del Po", i "giudizi", il "problema", il "Congresso di Vienna", il "complemento di specificazione", la "programmazione", la "ricreazione", tutte quelle idee e concetti che fuori dalla scuola non esistono con quei significati, perché estinti, o perché non hanno superato la soglia della riproduzione rimanendo semplici mutazioni casuali, o perché si sono evoluti verso altri significati in relazione al mutamento dei contesti.

   Ma allora, se l'ecosistema è perfetto e protetto, dove sta il problema?

   Finché un sistema autoreferente resta isolato il suo equilibrio omeostatico garantisce, attraverso una regolazione dinamica, la sopravvivenza e, come abbiamo visto, anche una auto-evoluzione.

   Gli umani che dopo l'asilo-nido, la scuola materna, elementare, media, superiore, ed eventualmente l'università, sono rimasti dentro la scuola come insegnanti sono perfettamente adattati all’ambiente, possiedono conoscenze e sviluppano comportamenti adeguati e entrano nel sistema di autoregolazione.

   Anzi: "sarebbero" perfettamente adattati, se il sistema fosse perfettamente isolato. Ma è proprio questo che non accade.

   Innanzitutto fisicamente. Basta una crepa nel soffitto dell’aula da cui s'infiltri l'acqua a rendere il sistema aperto alla relazione con un più vasto sistema amministrativo economico politico che lo ingloba.

   Ma soprattutto ci sono i bambini. Mentre gli insegnanti, anche uscendo fisicamente dalla scuola, riuscirebbero di per sé a mantenersi all’interno del sistema estendendone i confini, come una bolla elastica, anche alla loro vita familiare e sociale, i bambini sono come puntuti e la bolla la fanno scoppiare.

   Anzi, i bambini hanno sviluppato una capacità (che forse gli viene dalla teoria degli insiemi) di appartenere contemporaneamente a più sistemi e ciò ha un significato preciso: la scuola, se comprende anche i bambini, non può più essere un sistema chiuso, con tutte le conseguenze disastrose per la sua sopravvivenza.

   E infatti il sistema mette in opera i suoi meccanismi di difesa. La soluzione che generalmente adotta l'istituzione, come si può osservare dal comportamento di molti dei suoi dirigenti, è quella di escludere i bambini dalla vita della scuola, pensandola e gestendola come se essi non ci fossero.

   Per gli insegnanti tuttavia questa soluzione è difficilmente praticabile, almeno finché la scuola implica una relazione educativa, che prevede anche una vicinanza, se non un contatto, dei corpi.

   È da qui, dalla irriducibilità dei bambini, dalla impossibilità di far entrare a scuola solo una parte di essi o di ciascuno di essi, di fare entrare nelle Materie o Aree Disciplinari solo una parte della parte, che nascono i disagi, il malessere. Il fenomeno vita è inseparabile dalla complessità dell’organizzazione, che è incompatibile con la separazione delle funzioni e con l'autonomia delle singole parti: di qui deriva il disadattamento nel rapporto insegnante-alunni.

   Da un punto di vista ecologico, gli insegnanti vivono le difficoltà di una specie che si trova proiettata dalla micro-evoluzione interna a un sistema isolato alle dinamiche macro-evolutive che si sviluppano quando l'ambiente cambia drasticamente perché il sistema è aperto e non è più sotto il controllo di un’autoregolazione.

   È successo tante volte nella storia del pianeta: l'esplosivo successo degli organismi aerobici che ha relegato quelli anaerobici in nicchie marginali, l'invasione delle terre emerse da parte dei polmonati, l'estinzione dei dinosauri.

   "Gaia", l'ecosistema complessivo, finora è sopravvissuta, attraverso grandi mutamenti e con il sacrificio di qualche specie.