Marcello Sala

EVOLUZIONE A SCUOLA

e l’arte di (non) insegnare

 

 

Lo studio dell’evoluzione è stato proibito ai minori di 14 anni da una ministra dell’istruzione. In questo libro bambini di otto anni ricercano attorno a questa tematica complessa con serietà assoluta, profondità di pensiero e intuizioni pertinenti, mettendo a fuoco i nodi essenziali di questo sistema di idee scientifiche, ma anche le sue relazioni con la storia, la cultura, la società, in definitiva con la propria vita.

Lo fanno con la loro insegnante, che organizza un percorso educativo man mano che il filo della conoscenza si dipana tra soggetti e oggetto, “ascoltando” i bambini, fornendo perturbazioni adeguate al loro sistema cognitivo, costruendo situazioni e condizioni per porsi domande e interagire alla ricerca delle risposte, raccontando la storia di questo accadere educativo. In questo è una maestra che pratica l’arte di (non) insegnare: con questo titolo il libro che precede idealmente questo, e che utilizza l’idea di autopoiesi, proponeva la ricerca di strategie per facilitare la co-costruzione di conoscenza da parte dei  bambini in un contesto sociale di autoorganizzazione dell’apprendimento.

La ricerca coinvolge anche un personaggio che ricopre il ruolo di tutor nei confronti dell’insegnante e di “scienziato amico di e-mail” nei confronti dei bambini. I dialoghi tra insegnante e tutor sono l’ordito di questo libro che si propone da una parte a educatori, insegnanti, studenti di scienze della formazione, ricercatori didattici, formatori, interessati a riflettere criticamente sulla propria pratica professionale, dall’altra a esperti di evoluzione e di epistemologia, operatori della comunicazione scientifica cui sta a cuore la comprensione di quelle idee scientifiche da parte di tutti; perché, come scrive Telmo Pievani nella prefazione, il libro “tiene insieme dentro un’unica trincea tre livelli che troppo frequentemente viaggiano disgiunti: quello dei contenuti delle teorie scientifiche considerate, quello dei modelli epistemologici sottesi e quello dei processi di formazione.”