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Il progetto “Fare e dire le scienze”  della S.E.S. Jole Orsini Amelia (TR) fa riferimento al Progetto SeT del Ministero della Pubblica Istruzione che intende promuovere l’educazione scientifica nelle scuole in rapporto a quella tecnologica.
Ottobre 2000

 

“FARE E DIRE LE SCIENZE”

Il progetto si configura come ricerca-azione, vale a dire come percorso di ricerca e di formazione sulla educazione scientifica che ha per soggetti le stesse insegnanti nel contesto della loro attività didattica e della relazione educativa con i bambini loro affidati. Si tratta di rielaborare l’esperienza educativa relativa all’ambito scientifico per potenziare strumenti e competenze.

Il progetto riguarda fenomeni accessibili all’esperienza diretta dei bambini in quanto appartenenti all’ambiente in cui vivono (area 12 del SeT). A partire dall’esperienza del mondo che li circonda i bambini elaborano rappresentazioni e queste si organizzano in  pensiero-linguaggio scientifico. Il progetto si configura come ricerca sulla scienza come linguaggio e modalità di conoscenza (area 3 del SeT).

Esso si articola su due aree di azione cognitiva:

-       il discorso dei bambini è il luogo dove si manifesta, e dove dunque si può “ascoltare”, il loro pensiero in azione, dove il vissuto diventa esperienza, dove si costruiscono le loro rappresentazioni: attraverso la comunicazione intenzionale (nella conversazione, discussione…) i bambini operano sulle loro rappresentazioni per farne oggetto di scambio, di mediazione, di conflitto, di co-costruzione in un contesto sociale

-       l’area della meta-cognizione comprende i contesti, le attività, gli strumenti, attraverso i quali la conoscenza diventa “sapere”: i bambini rielaborano, memorizzano, integrano in sistemi di rappresentazione, anche se provvisori, quanto “pensato” sull’esperienza. È l’area dove la scienza si forma come linguaggio.

PRODOTTI

I prodotti di questa ricerca-azione sono strumenti e saperi per l’educazione scientifica che utilizzano anche il supporto della tecnologia informatica.

Si tratta di artefatti comunicativi, prodotti a due livelli: 1) dai bambini per scambiare conoscenza con altri, e in questo senso sono già di per sé oggetti culturali in quanto inseriscono la conoscenza in un contesto sociale; 2) dalle insegnanti come documentazione, il cui senso è quello di costruire strumenti utilizzabili di sapere pedagogico e operatività didattica.

Ma strumenti di conoscenza possono essere oggetti costruiti dagli stessi soggetti della ricerca, bambini e insegnanti, e incorporati in un sapere operativo.

ATTREZZATURE E MATERIALI

Una logica commerciale, estranea alle esigenze educative, propone alla scuola attrezzature (spesso costose) che non sono propriamente “strumenti”, in quanto portano con sé una tecnologia e una operatività (e quindi una cultura) predeterminate che indirizzano a priori il lavoro in strade obbligate e specifiche.  La strumentazione ha un senso se è collegata organicamente e funzionalmente ad un saper fare. Meglio quindi acquisire (tramite la disponibilità di fondi per l’acquisto di materiali di consumo) materiali e strumenti (spesso poveri e poco costosi) che di volta in volta si rendono funzionali al percorso di ricerca e che si incorporano in una conoscenza dinamica e operativa.

Ma uno strumento cognitivo ha un valore educativo e culturale (e quindi sociale) ancora maggiore se può essere “costruito” dagli stessi soggetti nel contesto di una ricerca e con l’intenzione di renderlo utilizzabile da altri.

RISORSE

La principale risorsa a disposizione è quella umana: esperienza, competenza, costruzione di cultura. Si tratta di renderla disponibile e utilizzabile attraverso la realizzazione di prodotti materiali, documentazioni, e attraverso azioni di aiuto reciproco (ad esempio nell’uso delle tecnologie).

Le risorse della tecnologia informatica verranno utilizzate soprattutto come supporto alla comunicazione a distanza (posta elettronica) e alla documentazione attraverso l’elaborazione di testi e prodotti audiovisivi.

ORGANIZZAZIONE

Partecipano al progetto tutte le insegnanti di scienze del circolo didattico; si dividono in due gruppi sulla base dell’argomento di ricerca (“fenomeni del cielo” e “l’acqua”). Ogni gruppo costruisce una mappa  dell’area di ricerca e ogni insegnante ne assume una parte all’interno della propria attività di insegnamento.

Si assume così come dimensione collettiva un modello di complementarietà a “mosaico” o a “rete”. Tale struttura relazionale potrebbe essere ricomposta e resa visibile attraverso la realizzazione finale di un ipertesto e/o di una mostra.

DOCUMENTAZIONE

Poiché il progetto si occupa di come le rappresentazioni dei bambini diventano linguaggio scientifico, i “testi” (verbali, grafici, audiovisivi ecc.) dei bambini costituiscono materiale di ricerca di cruciale importanza, insieme ad ogni comunicazione che ne renda comprensibile il contesto (resoconti del percorso delle classi, protocolli delle attività pratiche, schede informative ...).

Su questo materiale, reso disponibile alla dimensione collettiva della ricerca-azione, si esercita una attività di interpretazione, di confronto, di riflessione.

La documentazione è intesa dunque come memoria viva e organizzata del progetto, nel suo effettivo svolgimento nello spazio di attività delle classi e nello spazio di comunicazione tra le insegnanti e tra queste e il tutor che le seguirà anche per via telematica.